Il miglior modo di festeggiare la giornata mondiale del teatro: dal 27 marzo la marea montante dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo dal vivo. Cambio di scena sul blog e su Radiosonar.net

Preannunciata dall’occupazione simbolica del teatro Verdi di Padova da parte delle maestranze del Veneto il 25 marzo e nella stessa data da un’ “improvvisata” della Digos per impedire quella del Mercadante a Napoli, il 27 è diventata davvero la data della ripartenza: quella dell’azione, dell’apertura dei sipari sull’invisibilità, della presa di parola.
Contro la condanna all’irrilevanza, il mondo della cultura e del lavoro artistico si è ripreso la scena: il Teatro Mercadante e il Piccolo sono stati definitivamente occupati con l’accordo dei direttori Roberto Andò e Claudio Longhi, sono stati bloccati il ponte della Libertà a Venezia e il ponte Umberto I a Torino, e un braccio di mare con barche e pedalò a Livorno, mentre in tante altre città si è risposto con nuove manifestazioni statiche.
Ma oltre a tutto questo, un nuovo passo è stato fatto in direzione della connessione delle lotte del mondo del lavoro: dal confronto con gli occupanti dell’Odeon di Parigi, partiti prima e al centro di una mobilitazione che vede ormai cento teatri occupati in tutta la Francia, alla condivisione di iniziative con altri settori di lavoro come i riders e i lavoratori della logistica; i precari della scuola, connessione tra lavoro e istruzione, gli studenti medi e delle accademie, e i lavoratori della sanità, i disoccupati.
Oggi 1 aprile alle 16,30 nel cortile del Teatro Mercadante si terrà una nuova “Agorà”, una piazza aperta per condividere i percorsi, le rivendicazioni, le azioni future. “E’ una lotta sociale” ha detto l’artista francese durante il collegamento con l’Odeon, ed è vero.
Probabilmente in molti si chiedono “come” il teatro ripartirà, per fare che, in un momento in cui la nostra cultura è estenuata, tutto è già stato detto ma non ha prodotto azione, cambiamento. Non possiamo saperlo, “per fare che”, se non individualmente, quello che io so, sul piano collettivo, è che nel deserto per riuscire a pensare devo prima bere, nella privazione, devo prima mangiare, per riprendermi devo prima dormire.
Ecco, io credo che questo è ciò che stiamo facendo: stiamo bevendo, mangiando, dormendo, e pretendendo che questi siano diritti inalienabili. Questo è lo spettacolo ora, e ciò che va in scena è il cambiamento. Il Rinascimento è figlio della ricchezza culturale, della libertà di movimento, dell’apertura di spazi e canali di comunicazione, della creazione di nuove possibilità, di una ritrovata vitalità. E così sarà questo passaggio epocale.
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